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Il sale iposodico serve davvero?

Elisabetta Ciccolella | Farmacista

Ultimo aggiornamento – 17 Novembre, 2016

sale iposodico: perché fa bene alla salute

Chi soffre di ipertensione, ma anche chi presta particolare attenzione al proprio regime alimentare o magari vuole evitare l’eccessiva ritenzione idrica, utilizza spesso il sale iposodico in alternativa al più classico sale.

Ma cosa è il sale iposodico?

Il sale iposodico è un alimento dietetico usato spesso nella dietoterapia dell’ipertensione arteriosa e nei regimi alimentari a basso tenore di sodio.

Nel sale iposodico è presente una quota di cloruro di potassio, che sostituisce il cloruro di sodio contenuto nel tradizionale sale da cucina; a volte, nel sale iposodico ritroviamo anche ulteriori sostanze aggiunte per migliorare il sapore del prodotto.

In particolare, ciò che tutti chiamiamo “sale da cucina” è in realtà in gran parte cloruro di sodio, la sostanza responsabile del gusto salato, e deriva dalle cave di sale (salgemma) o dall’acqua di mare (sale marino): tuttavia, in genere, il sale da cucina non è composto solo da cloruro di sodio, ma contiene anche quantità piccolissime di altri minerali, come ad esempio il cloruro di potassio, caratterizzato invece da un sapore amaro.

In particolare, taluni tipi di sale molto puri, per esempio il cosiddetto “sale di Cervia”, risultano più “dolci”, in quanto poveri di inquinanti quali cloruro di potassio o altri tipi di cloruri.

Il sale iposodico è, dunque, un preparato industriale nella cui formulazione, nella maggior parte dei casi, si sostituisce il cloruro di sodio con cloruro di potassio: ciò che si ottiene è un prodotto che dona un sapore più amaro rispetto al classico sale da cucina, a un costo decisamente più alto rispetto a quest’ultimo.

Per ciò che concerne l’utilizzo del sale iposodico nei soggetti ipertesi, va sottolineato come non sempre l’ipertensione arteriosa sia una patologia a un eccesso di sodio, in quanto questo disturbo può essere legato anche ad altri fattori e cause. Inoltre, solo in alcuni casi l’organismo reagisce in modo “patologico” rispetto a un eccesso di sodio: in moltissimi casi, invece, il nostro corpo riesce a controllare la concentrazione di sodio nei liquidi extracellulari, senza che ciò provochi un innalzamento della pressione sanguigna.

Nel mondo ricco e Occidentale, si consumano quantità eccessive di sodio e questo è certamente correlato a un consumo eccessivo di sale.

In particolar modo, l’eccessivo consumo di sale non è tanto da imputare al cosiddetto “sale discrezionale”, ovvero il sale aggiunto a tavola o nei cibi cucinati in casa, quanto alle quantità eccessive di sale presenti nei prodotti pronti e in particolare nel pane e nei prodotti da forno in genere.

Le possibili alternative al sale iposodico

Quando si vuole migliorare la qualità di ciò che mangiamo, ridurre l’apporto calorico o ridurre il consumo di sale, dovremmo utilizzare un approccio naturale e intelligente. Ad esempio, se vogliamo ridurre l’eccessivo consumo di sale, si dovrebbe utilizzare meno sale nei cibi.

Il sale iposodico è l’equivalente di ciò che il cibo light rappresenta per chi vuole seguire una dieta ipocalorica: invece di eliminare tutto ciò che rappresenta un “eccesso” nella nostra alimentazione, optando per cibi leggeri come frutta e verdura, si preferisce l’utilizzo di “stratagemmi” per non rinunciare definitivamente ai cibi ipercalorici o, nel nostro caso, al piacere del “salato”.

In realtà, spesso, tutto ciò che è “light” risulta deludente perché non sostituisce degnamente la versione “normale” oppure risulta ugualmente ipercalorico o non salutare in quanto formulato con aggiunta di dolcificanti chimici o altre sostanze certamente non naturali.

Ma quanto sale dovremmo assumere?

Secondo l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) è opportuno non superare i 5 grammi di cloruro di sodio al giorno: la media italiana, fra il sale aggiunto con la cottura, come condimento, e ciò che naturalmente si ritrova nei cibi, è di circa 10 grammi.

Per “rientrare” nei limiti raccomandati si dovrebbe adottare una dieta completamente priva di sale aggiunto, visto che il quantitativo presente negli alimenti copre l’intero fabbisogno giornaliero: tutto ciò può rendere la dieta poco appetibile per la maggior parte delle persone seppure per un tempo limitato; infatti, sorprendentemente, il palato si adatta a una dieta insipida in 2-4 settimane, lasso di tempo nel quale la riduzione del sale può essere fatta gradualmente.

Inoltre, è opportuno ricordare come il sale può essere “rimpiazzato” da spezie e aromi naturali che possono rendere le pietanze gustose e saporite nello stesso modo e anche di più: tra le altre, consigliamo l’utilizzo di aglio, cipolla e moltissime erbe aromatiche quali basilico, prezzemolo, rosmarino, peperoncino, maggiorana, timo e menta.

La riduzione della quantità di sale assunta quotidianamente mediante l’alimentazione rappresenta un importante accorgimento se si soffre di pressione alta e comunque, più in generale, eccedere con il sale non fa bene a nessuno.

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Elisabetta Ciccolella | Farmacista
Scritto da Elisabetta Ciccolella | Farmacista

La salute è il bene più importante. Questo è ciò che credo e che, da brava farmacista, cerco di trasmettere ogni giorno ai pazienti con cui mi rapporto.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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