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Ci si sveglia, ci si alza e il primo gesto della giornata è controllare il proprio telefono. In alcuni casi, succede ancora prima di uscire dal letto. È un’abitudine molto diffusa: in media viene ripetuta ogni 10-20 minuti, fino a oltre 150 volte al giorno. Con il tempo, però, può trasformarsi in un automatismo che incide sul modo in cui gestiamo attenzione ed energie. Proprio su questo aspetto si sono concentrati diversi team di ricercatori, arrivando ad associare controlli così frequenti del telefono a un utilizzo considerato ad alto rischio o problematico. Ma le implicazioni non riguardano solo il tempo trascorso sul dispositivo. Uno studio della Singapore Management University ha evidenziato come le continue interruzioni delle attività per controllare lo smartphone favoriscano vuoti di attenzione e di memoria. Ogni interruzione, infatti, richiede uno sforzo cognitivo per “rientrare” nel compito iniziale e, in alcuni casi, possono servire fino a 25 minuti per recuperare la piena concentrazione, con effetti sulla qualità delle prestazioni. Secondo te, cosa rende così difficile interrompere (o anche solo ridurre) questo ciclo? Se ti va, parliamone nei commenti ⤵️ #Smartphone #Dipendenza #Benessere
Austen MacMillan, un dodicenne americano, stava nuotando in piscina con il suo terapista comportamentale, Jason Piquette, quando quest'ultimo ha avuto un malore. Nonostante la gravità della situazione, Austen è riuscito a rimanere calmo e a reagire prontamente. Le telecamere a circuito chiuso hanno catturato il momento in cui Austen ha tirato fuori il terapista dalla piscina ed è corso a chiedere aiuto, per poi tornare rapidamente per eseguire la rianimazione cardiopolmonare. Austen ha poi commentato: «Avevo appena visto farlo nella serie Stranger Things». «Sono davvero stupito di quanto sia stato forte e saggio in quel momento. E voglio che sappia che è un eroe», ha dichiarato Piquette. Le famiglie di Austen e Piquette sperano che l'incidente sensibilizzi sull'importanza della rianimazione cardiopolmonare (RCP). In Europa, la RCP viene eseguita dai testimoni di un arresto cardiaco soltanto nel 15% dei casi. Secondo i dati dell'Italian Resuscitation Council (IRC), aumentando questa percentuale al 50-60% dei casi potrebbero essere salvate circa 100.000 persone all'anno. 👉🏻 Tu conosci le manovre di primo soccorso e la rianimazione cardiopolmonare? #StrangerThings #PrimoSoccorso #Emergenza
Dove mi trovo? Che anno è? Quel momento in cui ti concedi “solo cinque minuti” e riapri gli occhi ore dopo, con la sensazione di essere appena uscito o uscita dal letargo 🐻 Colpa del pranzo di Natale, della stanchezza accumulata nelle ultime settimane o, semplicemente, del bisogno di rallentare. In ogni caso, fermarsi non è una colpa. Anzi, a volte è proprio ciò di cui c'è bisogno. #Riposino #Sonno #Benessere
Se per alcuni trascorrere il Natale senza essere circondati da persone può essere un vero sollievo, per altri rimanere da soli durante questa giornata può essere difficile. Per questo motivo, i gestori del pub The Alexandra a Wimbledon, Sarah e Mick Dore, ogni anno aprono le porte del proprio pub a chiunque si ritrovi, per qualsiasi motivo, a rimanere solo il giorno di Natale, offrendo «un arrosto di tacchino e un bicchiere di vino per riunire tutti». Soprattutto dopo la pandemia, la solitudine risulta un problema quanto mai attuale: si stima che mezzo milione di anziani trascorrano almeno cinque o sei giorni alla settimana senza vedere o parlare con nessuno, anche se il problema sembra attraversare qualsiasi fascia di età e aumentare nel periodo natalizio. «C'è ancora uno stigma legato all'essere soli durante le festività: le persone sembrano imbarazzate ad ammetterlo, ma non dovrebbero esserlo visto che in migliaia si ritrovano nella loro stessa condizione. Noi cerchiamo di abbattere quello stigma e invitiamo le persone a trascorrere una bella giornata insieme a un sacco di gente, per combattere la solitudine», spiega Mick Dore. Per questo motivo, all'Alexandra non ci sono ostacoli: basta semplicemente presentarsi, non serve prenotare e pagare il conto. Un'iniziativa solidale che coinvolge tutto il quartiere: il pub organizza il pranzo di Natale grazie anche alle donazioni che riceve ogni anno dai negozi vicini, dai fornitori e dai clienti abituali. «Dico sempre che è un po' come quando andavi a casa di tua nonna quando eri bambino e ognuno era seduto su sedie diverse. È caotico, ma in un certo senso funziona, perché tutti stanno insieme», conclude Dore. Foto: @thealexsw19 #Natale #Solitudine #StorieDiVita #Beneficienza #BelleNotizie
In un’intervista rilasciata a “Vanity Fair”, la comica e conduttrice italiana Luciana Littizzetto ha ripercorso la sua vita nella sua duplice veste: privata e professionale. «Sono una persona molto sensibile ed empatica, e questo per me è stato un problema per tanto tempo, tant’è che da bambina mi sentivo inadeguata», ha confidato, rivelando un lato di sé che spesso, in una società dove la vulnerabilità è facilmente scambiata per debolezza, rimane nascosto. Per molte persone, infatti, la propria sensibilità appare un limite, qualcosa di cui vergognarsi per il timore di apparire “troppo” emotivi o “troppo” fragili agli occhi altrui. Per questo motivo si tende a sopprimerla, oltre che a nasconderla, senza rendersi conto che, invece, è un valore. Accettare la propria sensibilità potrebbe però non essere un percorso semplice né facile: bisogna comprendere come questa capacità non sia una condanna, bensì una ricchezza interiore in grado di arricchire la propria vita privata e sociale. «Dopo essermi rifugiata nell’invisibilità, a un certo punto mi sono detta che avrei voluto essere visibilissima, che quella sensibilità non poteva essere un difetto, ma una dote. Non è stato semplice, ma ce l’ho fatta», ha concluso. Foto: @lucianinalittizzetto #LucianaLittizzetto #Empatia #Sensibilità #Emotività #Benessere