Legge 170 del 2010: di cosa si tratta? Ecco cosa sapere

Paola D'Ambrosio | Web Content Editor

Ultimo aggiornamento – 18 Settembre, 2023

Legge sui DSA: di cosa si tratta?

disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) si riferiscono a un insieme di condizioni che si presentano in età evolutiva.

Trattandosi, dunque, di disturbi che si manifestano principalmente in età scolare, in Italia, al fine di garantire il diritto allo studio ai bambini è stata promulgata una legge ad hoc nel 2010.

Cosa stabilisce la legge n.170 del 2010? In che modo vengono gestiti i DSA? Cerchiamo di fare il punto.

Che cosa sono i DSA?

Come accennato in precedenza, con l’acronimo DSA ci si riferisce ai disturbi specifici dell’apprendimento

Si tratta di un gruppo di disturbi evolutivi, caratterizzati da difficoltà in specifiche aree dell’apprendimento scolastico che riguardano, ad esempio:

  • la scrittura;
  • il calcolo;
  • la lettura.

Si differenziano da altre tipologie di disturbi, più gravi e non specifici, che vengono associati a disabilità intellettiva.

Infatti, nonostante la diversità dei sintomi, i segnali più evidenti nei bambini riguardano proprio la difficoltà a scrivere, fare i conti o leggere. Queste inabilità possono presentarsi separatamente o associate nello stesso bambino.

Inoltre, l’articolo 1 della soprammenzionata legge sui DSA aggiunge che questi ultimi si manifestano: “in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali”, tuttavia,  “possono costituire una limitazione importante  per alcune attività della vita quotidiana.

Per quanto riguarda le cause dei DSA, non sono ancora del tutto chiare e continuano ad essere oggetto di studio.  Tuttavia, l’ipotesi più accreditata sarebbe da ricondursi a disfunzioni di origine neurobiologiche (che si rintracciano, dunque, nelle funzioni di alcune aree del cervello) nei processi di automatizzazione che riguardano la scrittura, il calcolo e la lettura.

Inoltre, ad entrare in gioco potrebbe essere anche la combinazione con fattori ambientali e genetici.

I disturbi di apprendimento vengono diagnosticati in età scolare (generalmente, intorno all’epoca della seconda classe della scuola primaria), ma è possibile che si riscontrino già a partire dalla scuola dell’infanzia. Per questi motivi, è necessario che anche gli insegnanti non sottovalutino possibili segnali di DSA, in modo tale che si possa procedere con la diagnosi.

La diagnosi dei DSA avviene in seguito a indagini accurate, attraverso test specifici da parte di un equipe medica multidisciplinare, che individuerà gli interventi più opportuni per il bambino.

Come segnalato dall’articolo 3 della legge sui DSA, spetterà alla famiglia comunicare alla scuola di appartenenza dell’alunno la diagnosi dei DSA, attraverso apposita certificazione.

Cosa prevede la legge 170/2010?

Come segnalato anche dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, l’articolo 2 della legge n.170 del 2010 riconosce come Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA):

  • la dislessia: intesa come “un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare con la decifrazione di segnali linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità di lettura”;
  • la disortografia: che riguarda le abilità di scrittura e che “si manifesta in difficoltà nei processi linguistici di transcodifica”.
  • la disgrafia: cioè una condizione specifica di scrittura che “si manifesta in difficoltà nella realizzazione grafica”;
  • la discalculia: un disturbo specifico che “si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell’elaborazione dei numeri”.

Dunque, in base al tipo di abilità coinvolta dal disturbo, i DSA presentano una definizione specifica.

Inoltre, tale normativa stabilisce che spetta al sistema nazionale di istruzione e agli atenei il compito di identificare le forme didattiche e le modalità di valutazione più adeguate per consentire agli alunni con DSA una formazione appropriata.

Ulteriori finalità della normativa sui DSA vengono sottolineate anche all’interno dell’articolo 2, tra queste:

  • garantire il diritto all’istruzione;
  • promuovere la collaborazione tra scuola, famiglia e servizi sanitari durante il percorso di formazione dell’alunno;
  • favorire l’inclusione e minimizzare difficoltà emotive o nel rapporto con gli altri;
  • agevolare una diagnosi precoce e percorsi didattici di riabilitazione;
  • sensibilizzare i genitori sui DSA e incrementare la preparazione degli insegnanti.

bambina in primo piano che scrive

Piano didattico personalizzato: di cosa si tratta?

Come segnalato dal MIUR, il piano didattico personalizzato (PDP) consiste in un documento attraverso il quale la scuola chiarisce la tipologia di interventi e di azioni che riguarderanno l’alunno con i disturbi specifici di apprendimento. 

Il consiglio di classe programma il piano didattico personalizzato che dovrà contenere:

  • dati anagrafici;
  • tipologia del disturbo;
  • attività didattiche individualizzate;
  • attività didattiche personalizzate;
  • strumenti compensativi;
  • misure dispensative;
  • forme di verifica e valutazione personalizzata”.

Ad ogni modo, come riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, recentemente sono state riviste le Linee Guida sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento, al fine di aggiornare le raccomandazioni cliniche utili a migliorare i protocolli diagnostici e riabilitativi (e di conseguenza, anche educativi).

Strumenti compensativi e misure dispensative per alunni con DSA: in cosa consistono?

L’articolo 4 della legge n.170 del 2010 definisce anche quali sono gli strumenti compensativi e le misure dispensative per gli studenti con DSA.

I primi consistono in dispositivi che possono contribuire a migliorare le prestazioni dell’alunno, tra questi:

  • il registratore, che limita i momenti di scrittura;
  • la sintesi vocale, utile a trasformare un compito di lettura in un compito di ascolto;
  • la calcolatrice, per rendere più agevoli i calcoli;
  • programmi di videoscrittura con correttore ortografico; che minimizzano la rilettura dei testi per correggere gli errori;
  • altri strumenti tecnologici di supporto (ad esempio tabelle o mappe).

Per quanto riguarda le misure dispensative, si riferiscono ad alcune azioni volte ad esonerare, in un certo senso, gli alunni da determinati compiti che possono risultare difficili e non propizi all’apprendimento, ma che anzi, lo rendano graduale. Tra questi, ad esempio, la possibilità di un esonero o di usare i vocabolari per alcune prove.

Inoltre, il comma 4 dell’articolo 4 delle legge n.170 del 2010 chiarisce che gli studenti con DSA devono essere sottoposti, sia a scuola che all’università, a forme di verifica e di valutazione adeguate alla loro condizione.

Paola D'Ambrosio | Web Content Editor
Scritto da Paola D'Ambrosio | Web Content Editor

Sono laureata in International Relations e ho seguito un master in Digital PR, Social Media e SEO. A pazienti.it mi occupo della realizzazione di newsletter e della creazione di contenuti SEO principalmente su temi relativi alla cura della persona, alla genitorialità, al benessere umano e animale.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati
Dei bambini in classe con la maestra fanno mindfulness
Mindfulness in classe: è possibile? Ecco il parere della psicologa

Assieme al parere della Dr.ssa Maria del Carmen Rostagno, Psicologa Clinica e dell’Età Evolutiva, approfondiamo il tema della mindfulness in classe. Scopri qui.