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Asfissia neonatale: cos’è e come intervenire

Elena Turrini

Ultimo aggiornamento – 07 Agosto, 2023

asfissia-neonatale

L'asfissia neonatale è una condizione in cui il neonato presenta difficoltà respiratorie a causa di una mancanza di ossigeno prima o durante la nascita. Questa condizione può causare danni al sistema nervoso centrale del feto, con conseguenze che riguardano sia le funzionalità motorie che quelle cognitive.

L’asfissia neonatale può portare a danni estremamente gravi e richiede cure immediate per arginare il più possibile l'ipossia (cioè alla riduzione dell'approvvigionamento di ossigeno al cervello e ai tessuti).

In genere, il neonato inizia a respirare autonomamente e piange subito dopo la nascita.

Se però ciò non avviene entro il primo minuto, viene diagnosticata un'asfissia da parto, le cui conseguenze dipendono dal tempo in cui il bambino rimane senza ossigeno. Questa condizione rappresenta un'emergenza neonatale e richiede un'azione immediata per prevenire danni cerebrali o persino la morte. 

Cause dell’asfissia neonatale

L’asfissia perinatale può avere diverse cause e, al contrario di ciò che si pensa, le emergenze ostetriche c’entrano solo in minima parte. Nella maggior parte dei casi, le cause della mancanza di ossigeno alla nascita hanno a che vedere con problemi presenti anche prima del parto. 

Ecco quali sono nello specifico tutte le possibili cause dell’asfissia neonatale

  • ostruzione delle vie aree del neonato;
  • anemia del piccolo (l’anemia è una condizione che comporta scarsa ossigenazione dei tessuti);
  • iperemia (una situazione in cui si verifica un aumento di sangue all’interno di un organo o un tessuto);
  • sofferenza prenatale;
  • parto lungo e complicato;
  • interruzione di flussi nel cordone ombelicale;
  • rapida separazione della placenta dall’utero;
  • effetto sedativo dovuto all’anestesia somministrata alla madre;
  • scarsa ossigenazione della madre prima o durante il parto;
  • ipertensione o ipotensione della madre durante il parto;
  • infezioni contratte durante il parto (sia sintomatiche che asintomatiche);
  • ipotermia.

Ci sono poi dei fattori predisponenti che aumentano le probabilità per le quali il neonato può andare incontro a mancanza di ossigeno durante o dopo il parto: 

  • malattie della madre come il diabete, l’ipertensione o l’anemia grave;
  • la madre ha subito precedenti aborti, distacchi della placenta, morti prenatali o nascite pretermine;
  • posizioni fetali inconsuete;
  • vizio o abuso di alcool e fumo o droghe della madre;
  • crescita ritardata del bimbo nel grembo;
  • parto prematuro.

Sintomi dell’asfissia da parto 

L’asfissia neonatale provoca sintomi che difficilmente possono essere individuati preventivamente durante la gravidanza. L’unico segnale che può essere indicativo di una probabile mancanza di ossigeno del piccolo prima del parto è il tracciato cardiotocografico.

Un feto in difficoltà potrebbe presentare delle alterazioni della frequenza cardiaca come aritmie, bradicardie o tachicardie, in genere alterazioni prolungate o improvvise del tracciato cardiotocografico. 

Alla nascita, invece, la mancanza di ossigeno presenta sintomi evidenti quali:

  • cianosi del neonato (pallore e pelle tendente al blu);
  • difficoltà respiratorie;
  • battito cardiaco lento (bradicardia);
  • scarso tono muscolare;
  • scarsa reattività del neonato;
  • danni agli organi (che emergono dagli esami ematici e dalla misurazione dei parametri);
  • alterazione dei valori del Ph venoso e/o arterioso fetale (prelievo eseguito dal cordone ombelicale);
  • meconio ingerito (il meconio è il materiale fecale contenuto nell’intestino del nascituro che fuoriesce quando, a causa di una sofferenza fetale, il feto rilascia lo sfintere anale e il meconio fuoriesce.  

Va comunque precisato che la gravità dei sintomi dipende dal tempo in cui il neonato rimane in assenza di ossigeno. 

Diagnosi dell’asfissia perinatale

Per stabilire che effettivamente si tratti di asfissia neonatale, i medici svolgono un esame obiettivo con la misurazione di diversi parametri.

Viene quindi valutato l’aspetto generale del neonato, misurati respirazione e polso, valutata la risposta agli stimoli e il tono muscolare. 

Un indice che può aiutare i medici per fare diagnosi è l’indice di Apgar che viene dato a tutti i bambini alla nascita. È un punteggio che va da 0 a 10. Valori normali sono compresi tra 7 e 10, mentre valori più bassi sono da considerare anomali. In particolare, tra 4 e 6, il neonato presenta una moderata depressione dei segni vitali, mentre tra 0 e 3, il piccolo è in grave sofferenza con segni vitali altamente depressi. In presenza di un punteggio basso, è richiesto un intervento di rianimazione immediato perché il neonato ha un rischio di morte elevato.

Il punteggio di Apgar viene preso a 1’ di vita e a 5’ di vita. Se il punteggio risulta uguale o inferiore a 7, viene preso anche a 10’ di vita.  

Subito dopo la nascita, viene poi effettuato un prelievo di sangue (dal cordone ombelicale) per valutare lo stato degli organi del piccolo (fegato, reni, polmoni, ecc.) e il valore del pH (indice di un possibile stato di acidosi).

Ricapitolando, i segni che confermano asfissia perinatale sono:

  • basso punteggio Apgar a partire da 1 minuto dopo la nascita e per i successivi 5 minuti
  • pH inferiore a 7 del sangue (indice di acidosi)
  • convulsioni
  • scarso tono muscolare e scarsa reattività
  • coma
  • difficoltà respiratorie
  • deficit delle funzioni renali
  • problemi cardiaci 

Cura dell’asfissia neonatale

Solitamente, un neonato dovrebbe piangere e dare segni di reattività nell’arco del primo minuto dopo la nascita. Se questo non avviene, il neonato si trova con molta probabilità in uno stato di sofferenza dovuto alla mancanza di ossigeno.

Il piccolo viene quindi sottoposto a manovre di stimolazione e, se queste non dovessero riscuotere successo, verrà rianimato con tutti i mezzi necessari presenti nelle sale parto e nelle sale rianimazione degli ospedali.

Se il neonato presenta difficoltà respiratorie, può essere che il medico decida di sottoporlo ad una ventilazione artificiale utilizzando una maschera di ossigeno. Se invece il piccolo soffre di problemi cardiaci, verranno eseguite manovre esterne per recuperare il battito oppure verrà somministrata adrenalina procedendo comunque con il mantenimento delle funzioni respiratorie. 

Conseguenze dell’asfissia neonatale

Come la gravità dei sintomi, anche l’entità delle conseguenze dipende dal tempo in cui il piccolo è rimasto senza ossigeno.

Se si interviene prontamente, ci sono probabilità che l’asfissia neonatale si risolva senza conseguenze entro qualche giorno dalla nascita. Ci sono poi danni moderati da asfissia da parto, le cui conseguenze sono perlopiù alterazioni del tono muscolare o del comportamento.

Nei casi in cui l’interruzione del flusso di ossigeno al cervello si fosse protratta per più di 10 minuti, le conseguenze saranno più gravi e comporteranno sicuramente una compromissione delle funzioni cerebrali

Altre conseguenze sono: 

  • attacchi epilettici
  • ritardo nello sviluppo
  • idrocefalo
  • paralisi cerebrale infantile
  • encefalite
  • difficoltà visive
  • deficit dell’udito
  • mancanza di riflessi
  • coma
  • compromissione di alcuni organi

Le forme più gravi possono portare a morte del bambino nel 25-50% dei casi. 

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Elena Turrini
Scritto da Elena Turrini

Web Content Editor e SEO Copywriter, laureata in Economia e specializzata in Neurocopywriting e Storytelling aziendale. Negli anni ha coltivato la sua passione nei confronti della salute e della scienza frequentando vari corsi.

a cura di Letizia Samantha Zeverino
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in Bebe e neonati

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