icon/back Indietro Esplora per argomento

I gastroprotettori possono danneggiare i reni

Elisabetta Ciccolella | Farmacista

Ultimo aggiornamento – 29 Aprile, 2021

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista americana Jama Internal Medicine, gli inibitori della pompa protonica (Ipp) possono ridurre la funzionalità renale.

Ma cosa sono gli inibitori della pompa protonica?

Si tratta di una classe di farmaci comprendenti molecole, come omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, esomeprazolo e rabeprazolo che agiscono riducendo la secrezione acida a livello gastrico. In particolar modo, gli Ipp inibiscono l’enzima gastrico H+/K+-ATPasi, detto anche “pompa protonica”, catalizzatore dello scambio degli ioni H+ e K+ a livello dello stomaco: questo meccanismo d’azione provoca l’inibizione della secrezione acida gastrica.

Gli inibitori della pompa protonica vennero commercializzati per la prima volta negli anni ’80 e da allora hanno migliorato notevolmente la qualità di vita di molte persone.

Gli Ipp vengono infatti ampiamente utilizzati nel trattamento di disturbi quali ulcere, reflusso gastro-esofageo, dispepsia e bruciore gastrico. Inoltre, questo tipo di medicinale viene spesso prescritto laddove siano necessarie terapie prolungate con Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei (FANS) al fine di limitare gli effetti dannosi di questi ultimi sulla mucosa che riveste lo stomaco.

Lo studio

Secondo la ricerca, condotta da studiosi sia americani che australiani, coloro che assumono abitualmente i gastro-protettori hanno il 50 percento di probabilità in più di incorrere in una condizione di insufficienza renale cronica, poiché queste molecole possono provocare una eccessiva perdita urinaria di magnesio, minerale che gioca molti e fondamentali ruoli nel nostro organismo.

I limiti dello studio

La ricerca ha qualche limite – racconta Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri e del Dipartimento di Medicina all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – perché riguardava persone con età media di 63 anni e con malattie come ipertensione e obesità. E si sa che con gli anni la funzionalità renale diminuisce fisiologicamente. Tuttavia la differenza c’è: chi usa questi farmaci ha una funzionalità renale ridotta del 17 per cento rispetto a una riduzione del 13 per cento in chi non li usa”.

I risultati di questo nuovo studio interessano molte persone in quanto l’utilizzo di queste molecole è diffuso: fra i primi trenta principi attivi prescritti in Italia (in classe A), almeno la metà sono Ipp; al primo posto c’è il pantoprazolo, al quarto il lansoprazolo, al quinto l’omeprazolo, all’ottavo l’esomeprazolo (i dati Aifa sono aggiornati al luglio del 2015).

Altri effetti collaterali degli Ipp

Già studi precedenti avevano mostrato come l’assunzione dei cosiddetti “prazoli” sia correlata a un aumentato rischio di infezioni gastrointestinali da Clostridium difficile, polmoniti, patologie cardiovascolari e addirittura fratture ossee.

Ma perché allora continuiamo a usarli?

In molti casi, la terapia con gli Ipp risulta molto importante benché vada considerata l’effettiva necessità di prescrivere questo tipo di molecole per ogni singolo caso.

È vero, l’abuso esiste – conferma Alessandro Repici responsabile dell’Unità di Endoscopia all’Istituto Humanitas di Milano – a volte generato dai pazienti stessi che si sentono sicuri se possono disporre di un “gastroprotettore” per qualsiasi evenienza. E’ indispensabile una razionalizzazione del loro uso che deve partire da un dialogo fra specialisti e medici di base”.

Controlli

Il suggerimento – precisa Remuzzi – è quello di misurare la creatininemia (ovvero la concentrazione di creatinina nel sangue, una sostanza che dà un’idea della funzionalità renale,) e il magnesio, sempre nel sangue, all’inizio del trattamento con Ipp e poi di ripetere questi esami una volta all’anno. Non solo. Siccome un terzo delle persone sono ipersensibili agli Ipp e manifestano da subito danni renali acuti, è bene comunque misurare la creatininemia anche un mese dopo l’inizio del trattamento: se è alterata si deve sospendere il medicinale”.

 

Condividi
Elisabetta Ciccolella | Farmacista
Scritto da Elisabetta Ciccolella | Farmacista

La salute è il bene più importante. Questo è ciò che credo e che, da brava farmacista, cerco di trasmettere ogni giorno ai pazienti con cui mi rapporto.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati
semaglutide
Semaglutide per dimagrire: utilizzi e rischi

La semaglutide è una molecola antidiabetica che può essere utilizzata per perdere peso. Scopriamo come si utilizza e quali rischi comporta per la salute.

ragazzo dal medico
Lexotan: effetti, posologia e controindicazioni

Lexotan è il nome di un farmaco ansiolitico molto diffuso, ma a cosa serve e come viene utilizzato? Quali controindicazioni presenta? Scopriamolo insieme.

icon/chat