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Diverticolite: cattive notizie per gli amanti della carne rossa

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 16 Gennaio, 2017

carne rossa: perché fa male

Le brutte notizie per gli amanti delle carni rosse sembrano non aver mai fine. Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Gut, ha collegato il consumo di carne rossa all’incremento del rischio di sviluppo della diverticolite. Ecco nel dettaglio lo studio, cosa sono i diverticoli e in cosa consiste questo disturbo sempre più comune.

Cos’è la diverticolite?

La diverticolosi è un disturbo relativamente comune che consiste nella presenza di “tasche” nel colon. Quando queste tasche si infiammano, il disturbo prende il nome di diverticolite e può causare sintomi quali febbre, costipazione, diarrea, crampi e dolore addominale. Circa il 4% dei pazienti affetti da diverticolite può sviluppare gravi complicazioni a lungo termine, come ascessi, ulcere e fistole.

Quali sono i fattori di rischio della diverticolite?

Il numero dei casi di diverticolite, negli ultimi tempi, ha visto un forte aumento, specialmente fra gli individui più giovani.

I fattori di rischio più noti di tale disturbo comprendono:

  • farmaci FANS
  • vita sedentaria
  • obesità
  • fumo

Tuttavia, non sono ancora chiare tutte le cause che favoriscono l’insorgenza di questo malessere, nonostante l’evidente aumento dei casi.

Gli studi sulla diverticolite

Di recente, il team di ricerca, guidato dal dottor Andrew Chan, del Massachusetts General Hospital di Boston, ha intrapreso degli studi per determinare i fattori di rischio alimentari collegati alla diverticolite, focalizzandosi in particolar modo sul consumo di carne, pollo e pesce e coinvolgendo più di 46.000 uomini.

Come sono stati condotti gli studi?

Quando sono cominciati gli studi, nel 1986, i partecipanti avevano un’età compresa tra i 40 e i 75 anni. Gli studiosi hanno analizzato dati per circa 26 anni, concludendo gli studi nel 2012.

Ogni 4 anni, ai partecipanti è stato chiesto il consumo medio di carne, pollo e pesce nell’arco di un anno. Nell’arco di 26 anni, 764 uomini hanno sviluppato la diverticolite.

I risultati degli studi e le abitudini alimentari

Le ricerche hanno rivelato che i partecipanti con un alto consumo di carni rosse avessero anche maggiore inclinazione a:

  • utilizzare farmaci FANS
  • utilizzare antidolorifici
  • fumare di più
  • fare poco esercizio fisico
  • consumare dosi ridotte di fibre nella dieta

Allo stesso modo, chi consumava più pesce e pollo presentava uno stile di vita più sano, prediligendo l’aspirina ai farmaci FANS, fumando di meno e facendo esercizio fisico più spesso.

Inoltre, le ricerche hanno reso evidente il collegamento tra consumo di carni rosse, in particolar modo quelle non lavorate, e l’alto rischio di diverticolite. Tale fattore, tuttavia, non è stato associato all’età e al peso.

Il medico che ha condotto lo studio ha dichiarato: “Le nostre ricerche potrebbero fornire delle indicazioni dietetiche pratiche per i pazienti a rischio di diverticolite, un malattia molto comune di enorme importanza economica e clinica“.

In che modo le carni rosse influiscono sulla diverticolite?

La prossima domanda da porsi, secondo i ricercatori, è perché il consumo di carni rosse può incrementare il rischio di diverticolite. A riguardo, saranno necessarie ulteriori ricerche, nonostante siano già state elaborate delle teorie.

Gli studiosi hanno spiegato che le carni rosse sono strettamente connesse con un innalzamento dei livelli di proteina C reattiva e ferritina, considerate entrambe sostanze infiammatorie. Inoltre, le carni rosse sono associate al rischio di malattie in cui l’infiammazione gioca un ruolo centrale, come:

Secondo un’altra teoria, il consumo di carni rosse influenza i diversi tipi di batteri presenti nell’intestino, cioè il microbioma.

È possibile che tali alterazioni influiscano sull’integrità dello strato interno dell’intestino e sulle risposte immunitarie.

Allo stesso modo, le alte temperature richieste dalla cottura delle carni non processate potrebbero influenzare i fattori del microbioma e i livelli dell’infiammazione.

Perché sono necessarie ulteriori ricerche?

Nonostante gli studi abbiano coinvolto un notevole numero di partecipanti e siano stati condotti per un lasso di tempo molto lungo, gli autori della ricerca hanno portato in evidenza anche alcune zone d’ombra. Per esempio, lo studio era fondato sull’osservazione e pertanto non condotto ad un livello di causa ed effetto. Inoltre, lo studio si è focalizzato solo su partecipanti di sesso maschile.

Ecco perché ulteriori ricerche sono necessarie, ma per le persone affette da diverticolite, questi studi preliminari potrebbero già rappresentare una sorta di guida per le future abitudini alimentari.

Cosa sono i diverticoli?

Una persona è affetta da diverticoli quando cominciano a formarsi delle tasche che protendono verso l’esterno rispetto alla parete del colon. Se le tasche si infiammano, si è in presenza di diverticolite. La diverticolosi è asintomatica, mentre la diverticolite può essere molto dolorosa.

Quali sono i sintomi della diverticolite?

Un chiaro sintomo della diverticolite è rappresentato dal dolore costante e severo che inizia nella zona ombelicale, per poi espandersi in tutto l’addome. Inoltre, altri sintomi sono:

Come si cura la diverticolite?

I casi più lievi di diverticolite in genere possono essere curati a casa, attraverso l’utilizzo di antibiotici e antidolorifici.

Il ricovero in ospedale è necessario solo se gli antidolorifici non fanno effetto e se il paziente è in evidente sofferenza, probabilmente a causa di alcune complicazioni dovute al disturbo, che potrebbero richiedere un intervento chirurgico.

Le complicazioni più gravi dovute alla diverticolite sono:

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Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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