Cosa sono i pensieri intrusivi e come fare per riconoscerli? Da quali fattori sono determinati e quali strategie si possono mettere in pratica per cercare di gestirli al meglio e tenerli sotto controllo?
Ecco cosa sapere.
Che cosa sono i pensieri intrusivi?
Con la definizione di "pensieri intrusivi" si fa riferimento a quell'insieme di pensieri che sorgono improvvisi e inaspettati nella mente di un soggetto e che causano inquietudine, angoscia o paura.
Si tratta di pensieri involontari che, a differenza di altri, si fissano e lasciano in chi li avverte delle sensazioni di frustrazione, ansia che, in alcuni casi, portano con sé il timore di non potersene più liberare ed essere in qualche modo "sbagliato".
Tipici esempi di pensieri intrusivi sono, ad esempio:
- la paura incontrollata e improvvisa che possa succedere qualcosa di brutto;
- la paura di ammalarsi, che porta spesso a lavarsi le mani in modo eccessivo o a provare una forte ansia nei confronti delle patologie;
- la paura di avere comportamenti autolesionisti;
- pensieri suicidi intrusivi;
- la paura di poter fare male agli altri, anche in modo involontario;
- i pensieri di tipo sessuale (atti sessuali violenti, illegali, non consensuali o considerati tabù, etc.);
- il dubbio di aver commesso delle azioni peccaminose o che vanno contro la morale;
- il timore di non meritare l'amore del partner o di essere tradito da esso (pensieri intrusivi senza senso si manifestano anche se non vi è nulla di concreto che potrebbe far pensare a un tradimento);
- l'ossessione di aver commesso qualcosa di sbagliato o di aver fatto un errore.
In genere i pensieri di questo tipo sono associati a sensazioni negative, come ad esempio l'ansia, la paura, l'angoscia e la paranoia, e possono essere molto difficili da gestire.
Quando arrivano ad interferire con la vita quotidiana, inoltre, essi possono condurre il soggetto a mettere in atto dei comportamenti ossessivi che sfociano nel DOC, ovvero il Disturbo Ossessivo Compulsivo.
In molti altri casi, inoltre, questo genere di pensiero è associato a disturbi d'ansia, depressione, disturbo da stress post traumatico e disturbi del comportamento alimentare.
Come riconoscere i pensieri intrusivi
Tutti gli esseri umani sono soggetti alla comparsa di pensieri intrusivi più o meno angoscianti e, nella misura in cui non interferiscono con la vita quotidiana, essi sono assolutamente normali.
Possono riguardare sia il passato sia qualcosa che deve ancora succedere e si riconoscono facilmente perché compaiono in modo totalmente inaspettato e sono molto difficili da controllare.
Tra le caratteristiche principali che li contraddistinguono vi sono:
- la velocità con cui insorgono e il fatto che sono inaspettati;
- sono persistenti e, di conseguenza, difficili da eliminare;
- il loro contenuto può essere ritenuto insolito, a tratti angosciante;
- a causa della loro natura destano preoccupazione in chi li prova;
- sono inquietanti e generano sensazione negative;
- sono ricorrenti, ovvero ritornano più volte nel corso del tempo;
- sono difficili da scacciare;
- portano con sé riflessioni o domande scomode che insinuano dei dubbi nel soggetto;
- non sono associate a un'azione diretta e non vengono mai messi in pratica.
Provare dei pensieri intrusivi è molto comune, ciò che, tuttavia, fa la differenza, è le conseguenze che essi portano con sé.
Qualora dovessero divenire una sorta di "chiodo fisso" e provocare nel soggetto angoscia, stress e ansia talmente forti da interferire con l'attività quotidiana, allora è opportuno indagarne la causa ed chiedere consiglio a un professionista.
Le cause dei pensieri intrusivi
Le cause alla base della comparsa di pensieri intrusivi sono varie, tuttavia si è notato che a soffrire di più la portata e la frequenza di questa problematica sono le persone che soffrono di Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), di Disturbo Post traumatico da stress e di forte ansia generalizzata.
Nel primo caso il soggetto mette in atto comportamenti ripetitivi finalizzati a tenere sotto controllo l'ansia e a scongiurare la comparsa di ipotetici pericoli, mentre nel Disturbo Post Traumatico da stress i pensieri intrusivi possono verificarsi sotto forma di flashback di episodi angoscianti e possono accompagnarsi a sintomi fisici (come ad esempio tachicardia e tremori).
Molto spesso ansia e pensieri intrusivi sono legati strettamente, in quanto la paura che si determini un determinato evento fa scaturire nella persona intrusivi ossessivi che mettono a dura prova la vita quotidiana di chi soffre di questo problema.
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Anche il legame tra pensieri intrusivi e depressione è molto profondo, visto che essi possono peggiorare i sintomi di questa condizione e rendere ancora più difficile per il soggetto condurre una vita ricca e attiva.
Sembra che in alcuni casi i pensieri intrusivi possano avere una predisposizione genetica e una certa correlazione famigliare, inoltre essi potrebbero anche essere influenzati dalle fluttuazioni ormonali, come avviene, ad esempio, durante il periodo della gravidanza e del post parto.
Quale legame c'è tra pensieri ossessivi e Disturbo Ossessivo Compulsivo
Per quanto siano strettamente legati, è importante operare una distinzione tra pensieri intrusivi e ossessioni causate dal Disturbo Ossessivo Compulsivo.
In entrambi i casi i pensieri che si formano hanno una forma e un contenuto simile, insorgono in modo inaspettato e tornano continuamente nella testa, senza che il soggetto riesca ad allontanarli o ad avere controllo su di essi.
Vi è, però, una differenza fondamentale tra le due condizioni: i pensieri intrusivi che compaiono in un soggetto sano, infatti, non hanno un impatto così invalidante sulla sua vita quotidiana e non ne compromettono la sfera sociale, lavorativa o famigliare.
Sebbene in entrambe le condizioni i pensieri sono incontrollabili e angoscianti, cambia il modo in cui il soggetto li interpreta e li gestisce.
In chi soffre di DOC i pensieri intrusivi sono una causa scatenante del disturbo e contribuiscono a mantenerlo attivo e presente: il soggetto malato mette in atto una serie di azioni funzionali che si caratterizzano per essere compulsive e ripetitive, proprio con l'obiettivo di mettere fine a questi pensieri.
Come gestire i pensieri intrusivi
Pensieri intrusivi e ansia sono spesso due facce della stessa medaglia, tuttavia nella gestione di questo tipo di contenuti mentali molto dipende dal modo in cui reagisce il soggetto.
Essi, dentro una certa misura, sono infatti normali e se si presentano solo sporadicamente senza compromettere la quotidianità della persona e senza provocare eccessiva angoscia, sono considerati normali.
Quando essi si mantengono gestibili e non invalidanti, è importante imparare ad accettarli e non caricarli di troppa importanza, cercando di tenere presente che essi non definiscono il valore o il carattere di una persona.
Comprendere come lasciarli andare ed accettarli rappresenta la sfida più grande e in questo un grande aiuto arriva dalla pratica mindfulness, che insegna a porre attenzione al momento presente senza giudicare i propri pensieri, sebbene a volte essi possano risultare difficili da sopportare.
Qualora questo tipo di contenuti mentali non sfoci in Disturbi Ossessivi o disturbi d'ansia, è possibile tenerli sotto controllo applicando queste soluzioni:
- quando compaiono cercare di analizzarli ma senza dare loro un valore negativo, ma semplicemente prendendo atto della loro presenza;
- non appena si fanno presenti, reindirizzare la propria attenzione verso qualcos'altro;
- cercare di identificare le proprie emozioni;
- praticare attività come la meditazione, che aiutano a vivere il qui e ora senza far vagare troppo la mente;
- praticare attività rilassanti come lo yoga, in grado di attivare una maggior attivazione tra mente e corpo;
- evitare di sovraccaricarsi di stress fisico e mentale;
- non distogliere l'attenzione dal pensiero intrusivo ma capire qual è il proprio stato d'animo in quel momento.
Come fare in caso di pensieri intrusivi invalidanti
Quando i pensieri intrusivi diventano invadenti e così frequenti al punto di interferire con le attività quotidiane, allora è consigliabile chiedere consiglio a un professionista.
Risultati utili sono stati raggiunti attraverso la terapia cognitivo-comportamentale, che aiuta a riconoscere la natura dei contenuti mentali e a mettere in pratica un'azione di riprogrammazione cognitiva.
Quando compare un pensiero negativo, infatti, la mente tende a creare delle connessioni e ad attribuire a tale contenuto un certo significato: imparando a riconoscere le proprie emozioni (ansia, vergogna, senso di colpa, etc.) sarà possibile comprendere come quel pensiero non è una minaccia reale, bensì la conseguenza di un determinato stato d'animo.
La terapia cognitivo-comportamentale aiuta proprio a identificare i pensieri e ad associare loro nuovi significati e chiavi di lettura.
Solo nei casi più gravi i pensieri intrusivi possono essere tenuti sotto controllo grazie all'assunzione di farmaci.
I medicinali, da proporre sempre in combinazione con una terapia psicologica, comprendono solitamente i cosiddetti inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e gli antidepressivi triciclici (come la clomipramina).