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A quale specialista rivolgersi se si avverte difficoltà a deglutire i cibi solidi?

Buonasera, sono un uomo di 75 anni. Vi scrivo perché da alcuni mesi ho cambiato la mia dieta, preferendo cibi a consistenza omogenea (come il purè di patate) alla pasta (ovvero i miei amati spaghetti). La mia scelta è dettata dalla difficoltà di deglutire i cibi solidi, salvo poi avvertire una sensazione di soffocamento. Mi sa dire a chi potrei rivolgermi per una valutazione del problema? Grazie.

Risposta

Il disagio nel deglutire, che può configurarsi come disfagia, è un sintomo di differenti patologie, anche di origine molto diversa tra loro, e consiste nella difficoltà d’ingestione del cibo, cosa che può risultare fastidiosa o, a tratti, dolorosa.

In presenza di disfagia, è necessario verificarne la causa, effettuando, ove vi siano difficoltà diagnostiche, ulteriori indagini e accertamenti per curare la patologia alla base del fastidio. Se si soffre di disfagia, come nel tuo caso, è importante consultarsi con un otorinolaringoiatra o con un neurologo.

La visita specialistica neurologica o otorinolaringoiatrica serve per aiutare a capire quali sono le cause che determinano il disturbo disfagico; tale manifestazione può, infatti, essere originata da patologie che interessano l’apparato gastrico o il sistema nervoso.

Nel primo gruppo troviamo:
Mentre, tra le malattie neurologiche vi sono:
La disfagia può dipendere anche da cause meccaniche o malattie più rare, per questo è importante una prima valutazione neurologica e otorinolaringoiatrica.

Durante la visita, verranno eseguite alcune prove di deglutizione con videofluoroscopia; potrebbe essere richiesta anche una esofagogastroduodenoscopia.

Le prove di deglutizione consistono nel somministrare al paziente affetto da disfagia modeste quantità di cibi, che differiscono tra loro per consistenza e omogeneità (di solito si somministrano, progressivamente: 1 cc di un liquido, 1 cc di budino e un quarto di biscotto). Per ciascuna delle varie somministrazioni di alimento, il medico osserverà nel paziente i seguenti aspetti:
  • l’aprassia della deglutizione, quando il paziente non riesce a controllare i movimenti volontari durante la deglutizione
  • i residui orali dei cibi masticati e deglutiti
  • la presenza di tosse dopo e durante i pasti
  • il ritardo d’innesco della deglutizione faringea
  • la voce gorgogliante dopo aver mangiato
  • la diminuita elevazione laringea
  • le deglutizioni ripetute, anche per un singolo boccone.
La videofluoroscopia è un esame diagnostico a cui sottoporsi, se si soffre di disfagia: consente di avere un’analisi videoregistrata delle diverse fasi del meccanismo di deglutizione. In questo modo, il medico potrà valutare le funzionalità orali, con il riconoscimento della causa di disfagia.

L’esame dell’esofagogastroduodenoscopia permette invece al medico di osservare dall’interno l’esofago, lo stomaco e il duodeno, al fine di riscontrare la possibile presenza di malattie a carico di questi organi.

L’esame viene effettuato tramite l’inserimento di una lunga sonda (avente una telecamera sulla sua sommità). La sonda è larga appena 1 cm e, passando attraverso la bocca, arriva fino al duodeno.

Essendo quest’esame leggermente fastidioso, è possibile una modesta sedazione del paziente, previo consenso del medico.

Per prepararsi al test, è necessario astenersi dall’assunzione di cibo durante le 6/8 ore precedenti l’analisi; al paziente verrà inoltre richiesto di rimuovere eventuali protesi dentarie (mobili).

La raccomandazione è dunque quella di non trascurarsi, ma di ricorrere il prima possibile alla visita specialistica.

Saluti e auguri di una pronta guarigione
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Risposta a cura di
Dr. Enrico Tempèra Medico Chirurgo
Dr. Enrico Tempèra
gastroenterologo
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