icon/back Indietro Esplora per argomento

Febbre Q

Malattie infettive e tropicali
Febbre Q

Cos'è la febbre Q?

La febbre Q è una malattia infettiva, il cui agente eziologico è la Coxiella burnetii. Viene trasmessa dagli animali (in special modo da quelli da allevamento).

La febbre Q è una zoonosi, cioè una malattia infettiva che si trasmette dagli animali all'uomo. Tranne nel caso in cui, mediante adattamenti, si adattano alla specie umana, le zoonosi provocano disturbi solo all'individuo che le contrae.

I sintomi sono simili a quelli dell’influenza. In alcuni casi, l’infezione determina gravi complicanze e addirittura cronicizza causando danni cardiaci.

Q” viene dall’Inglese “queer”, strano, a delineare la sintomatologia che può essere polimorfa, similinfluenzale.

La diagnosi va eseguita con gli esami del sangue

Nelle forme più lievi di febbre Q, la guarigione si verifica in un paio di settimane, mentre per le forme più gravi potrebbero essere necessarie delle cure antibiotiche prolungate nel tempo.

Qual è l'agente eziologico della febbre Q?

L’agente eziologico della febbre Q è la Richetsia Coxiella burnetii, un batterio gram negativo presente nelle zecche, loro principale vettore. Le zecche infatti trasmettono la Richetsia ad animali selvatici, domestici e da allevamento (bovini e ovini).

Coxiella burnetii è un microrganismo a forma di bastoncello. Una volta entrato dentro la cellula, si moltiplica all'interno del fagolisosoma, in cui il pH acido ne favorisce la proliferazione. È resistente alle alte temperature e alla luce ultravioletta. In un ambiente esterno favorevole, può sopravvivere fino a 6 mesi senza infettare nessuno.

Quali sono i sintomi della febbre Q?

In alcuni casi, la febbre Q è asintomatica oppure si manifesta con disturbi simili ai sintomi influenzali.

Tra i sintomi della malattia ricordiamo:

Questi sintomi possono presentarsi sia a pochi giorni dopo l'infezione sia dopo diverse settimane (30-40 giorni). Di solito, non durano più di 2 settimane.

In alcuni casi, la febbre Q può cronicizzare (febbre Q cronica) e, in questi casi, la sintomatologia può durare anche più di 6 mesi e determinare delle complicanze come:

  • endocardite, una patologia infiammatoria delle membrane che rivestono le cavità interne del cuore;
  • polmonite, un’infiammazione a carico dei polmoni che, se non trattata tempestivamente, potrebbe causare gravi conseguenze, come la cosiddetta sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS);
  • epatite, un'infiammazione che interessa il fegato che causa epatomegalia (ingrossamento del fegato) e dolori addominali.

Come si esegue la diagnosi di febbre Q?

Se il medico sospetta una malattia come la febbre Q, prescrive un test ematico per l’individuazione degli anticorpi (che, solitamente, compaiono un paio di settimane dopo l'infezione) contro il batterio Coxiella burnetii. L’operatore preleva un campione di sangue venoso che, in laboratorio, verrà sottoposto ad esami specifici per la ricerca anticorpale.

La presenza nel campione di anticorpi anti Coxiella Burnetii, dunque un campione positivo, indicherà l’avvenuto contagio

Nei casi particolari di febbre Q cronica, occorre effettuare dei test diagnostici più approfonditi, come la radiografia del torace e l'ecocardiogramma, allo scopo di esaminare le condizioni di salute del cuore.

Qual è la terapia?

Nei casi di forme lievi o asintomatiche di febbre Q, la guarigione si verifica in un paio di settimane, senza particolari terapie.

Invece, le forme più severe richiedono un trattamento antibiotico.

Se si sviluppano danni cardiaci, potrebbe rendersi necessario anche un intervento chirurgico al cuore.

Gli antibiotici più utilizzati sono:

La terapia va seguita per circa 14 giorni consecutivi e almeno 3 volte al giorno. 

Per la febbre Q cronica, il trattamento prevede almeno 18 mesi di terapia e la combinazione di antibiotici diversi, solitamente doxiciclina e chinoloni oppure doxiciclina e idrossiclorochina.

Vanno poi eseguiti diversi controlli per scongiurare endocarditi, polmoniti o epatiti. 

Come prevenire?

I soggetti a rischio (come i malati di cuore, i malati di leucemia, chi soffre di una qualche malattia renale, ecc.) dovrebbero evitare di svolgere attività considerate a rischio, come per esempio lavorare in un allevamento di bestiame.

I soggetti sani che vivono a stretto contatto con animali potenzialmente infetti dovrebbero, invece, proteggersi dall'inalazione di (e dal contatto con) polveri e particelle contaminate ed evitare di bere latte non pastorizzato e/o prodotti derivati da esso. 

Negli Stati Uniti e in Australia esiste la possibilità di vaccinarsi, ma generalmente la vaccinazione è riservata esclusivamente alle persone che svolgono lavori considerati a rischio di febbre Q.

Condividi
Dr. Antonio Silvestri Medico Chirurgo
Dr. Antonio Silvestri
infettivologotossicologo

Contenuti correlati

Bacillus cereus
icon/card/salute
Il Bacillus cereus è un batterio Gram positivo, a forma di bastoncello (bacillo), sporigeno e aerobio facoltativo. Molto diffuso nell'amb...
Pneumococco
icon/card/salute
Lo Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è un batterio Gram-positivo responsabile della maggior parte delle polmoniti acquisite in comun...
Quarta Malattia
icon/card/salute
La quarta malattia o scarlattinetta è una malattia esantematica tipica dell’età pediatrica ma che può essere contratta anche dagli adulti...
icon/chat